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Quando il bambino nasce entra in contatto diretto, e non più mediato dal corpo della madre, con un mondo nuovo. Attraverso la pelle, la bocca o il naso, il suo sistema immunitario imparerà a riconoscere ciò che sarà da eliminare o da evitare e ciò che sarà utile o da tollerare.

Il neonato inizia ad alimentarsi prima con il colostro poi con un latte materno che cambia e si autoregola in funzione della vita del bambino; ad es. se nasce prematuro, la mamma svilupperà un latte adatto a lui e diverso rispetto al latte di una nascita generata nei nove mesi canonici.

Verrà poi il tempo dello svezzamento e del progressivo distacco dalla mamma. I pediatri consigliano di cominciare lo svezzamento con alimento molto semplici e digeribili. Questi cibi devono essere tritati il più possibile, incrementando gradualmente con il passare del tempo la loro complessità e digeribilità.

In questo periodo e nel resto dell’infanzia si codifica anche la base del gusto, (imprinting) che porterà a preferire alcuni alimenti piuttosto che altri per tutto il resto della vita.

Quale migliore occasione di questa abbiamo per abituare il futuro adulto al gusto acidulo e intenso degli alimenti fermentati e quindi predigeriti? Una buona abitudine che i futuri ragazzi capitalizzeranno per il mantenimento della loro salute, visto che l’uomo è anche quello che mangia!

I nostri predecessori avevano già intuito tante cose che ora vengono dimenticate. A tal proposito voglio citare (non per suggerire un consiglio medico ma per capire qualcosa in più) come le nostre bisnonne in caso di mancanza del latte materno si attivavano adottando svariate strategie.

La prima era di cercare una balia. È bellissimo che oggi le mamme aderiscano ad associazioni come le “banche del latte” per donare ad altri neonati ciò che è impossibile imitare alla perfezione.

La seconda era cercare il latte d’asina perché si era capito che questo era abbastanza tollerabile dal delicatissimo sistema digerente dei neonati.

la terza possibilità era utilizzare del Parmigiano Reggiano molto stagionato grattugiato sciolto in acqua per creare una sorta di latte artificiale fatto in casa.

Questa terza possibilità è interessante perché ci fa capire come le lunghe fermentazioni, unite ad un prodotto di sicura qualità intrinseca, permettano di eliminare il lattosio e di scomporre le proteine del latte in elementi semplici e molto digeribili. In altre parole si trasformava un alimento specie/specifico come il latte per i vitelli in un alimento molto neutro da ogni punto di vista (compreso quello ormonale) con il quale si riusciva perfino a nutrire i neonati!

Osservare la natura, capirla, rispettarla nel suo funzionamento e imparare applicando i suoi principi è la base da cui partire per creare salute e benessere.

 

 

Sandro Santolin

 

L’altra medicina magazine – vivere secondo natura