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Nel campo dell’alimentazione già da qualche anno spopolano definizioni ed etichette: agli ormai noti vegetariani e vegani si sono uniti crudisti, fruttariani, pescetariani (solo per dirne alcuni). A questo elenco di nomi se ne può aggiungere un ulteriore, ad indicare un regime alimentare che tenta di mediare tra alimentazione onnivora e vegetariana: la dieta flexitariana.

Secondo il vocabolario Treccani, flexitariano è “chi predilige seguire un modello di alimentazione di tipo vegetariano, senza rinunciare ad alimentarsi sporadicamente di proteine animali”. Una sorta di compromesso dunque, che ai vantaggi ormai noti di una dieta prevalentemente plant-based unisce quelli di una maggiore flessibilità (da qui il nome della dieta: flexible + vegetarian). Ciò permette di nutrirsi in modo più completo, di variare e sperimentare nella scelta degli alimenti o semplicemente di godersi una cena in compagnia senza sentirsi esclusi, senza stigmatizzazioni o sensi di colpa.

Alla base vi è dunque la dieta vegetariana. A questa vengono aggiunti occasionalmente carne, pollame, pesce, frutti di mare e uova, il tutto il più possibile a km 0, biologico, grass-fed e rispettando il benessere animale. Non è necessario stravolgere totalmente le proprie abitudini alimentari (del resto, numerosi studi dimostrano come siano sempre più evidenti i vantaggi che una dieta ricca di vegetali comporta).

È sufficiente ridurre certi alimenti privilegiandone altri. L’esclusione tendenzialmente non deve essere totale. Questo comporta non solo meno rinunce e restrizioni, ma una maggiore varietà di alternative quando si è fuori casa, nonché il giusto apporto di vitamine (B12, D ecc).

Tra i vantaggi di una simile scelta vi è anche quello ambientale: riducendo il consumo di carne e pesce si va incontro alla necessità di tutelare il nostro pianeta, stravolto dalle conseguenze degli allevamenti e dell’agricoltura e della pesca intensiva.

Non da ultimo, si può aggiungere all’elenco dei vantaggi apportati da questa scelta quello che interessa il portafoglio. Una dieta a base prevalentemente vegetale è, a parte le dovute eccezioni, meno dispendiosa rispetto a una dieta di origine animale di alta qualità. Non ci riferiamo certo, quindi, alla carne e al pesce economici provenienti da allevamenti intensivi, che non vengono presi in considerazione in quest’ambito in quanto paragonabili a cibo spazzatura alla stregua delle merendine piene di grassi idrogenati e zuccheri.

Un flexitariano può dunque essere definito un soggetto attento al contenuto del proprio carrello. I suoi acquisti sono dettati da una scelta consapevole e da una grande attenzione alla salute, all’ambiente e alla provenienza dei cibi che consuma. Il flexitariano rinuncia ad ogni estremismo alimentare e ad ogni forma di ortoressia e persegue logiche dettate da coscienza, empatia, sintonia e responsabilità nei confronti dell’ambiente.

Annalisa Boni