In un periodo caratterizzato da una sempre maggiore attenzione alla salubrità dell’aria che respiriamo e degli ambienti in cui viviamo sono tanti gli aspetti da considerare per valutare l’impatto che i bisogni quotidiani che caratterizzano la nostra vita hanno sull’ambiente e sulla natura.
Uno tra questi è quello che potremmo definire “inquinamento fatto in casa”, spesso causato da abitudini che si tende a non tenere in considerazione proprio perché fanno parte della nostra routine. Come, ad esempio, il riscaldamento domestico. A tal proposito uno studio di Life PrepAir, progetto della regione Emilia Romagna su co-finanziamento europeo, ha dimostrato come anche quelle forme di riscaldamento considerate tradizionalmente meno impattanti e più pulite (stufe a legna e a pellet) abbiano in realtà una responsabilità non indifferente per quanto riguarda le polveri sottili e l’inquinamento atmosferico con i quali dobbiamo convivere. Pur essendo infatti utilizzati in percentuale minoritaria nelle case degli italiani, questi combustibili sono in realtà responsabili dell’inquinamento residenziale per oltre il 90%.
L’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) segnala che oltre la metà delle emissioni di “polveri sottilissime” deriva dal settore residenziale, e in particolare dalla combustione della legna. Occorre anche chiarire, però, che ciò è dovuto in gran parte all’utilizzo ancora largamente diffuso di stufe e dispositivi vecchi: quelli più recenti presentano livelli molto più bassi di emissione di sostanze nocive per la salute dell’uomo e della biosfera.
Una notevole responsabilità hanno anche le temperature eccessive sulle quali si attesta il riscaldamento domestico: dovremmo tutti imparare a riscaldare di meno gli ambienti in inverno (mantenendo la temperatura non oltre i 20 gradi), così come a utilizzare con moderazione il condizionatore d’estate.
Anche la mancanza di isolamento delle case gioca la sua parte: una casa senza cappotto termico è una casa più esposta alle oscillazioni della temperatura esterna con conseguente rischio di formazione di ponti termici, e dunque sarà tanto dispendioso per le nostre tasche quanto nocivo per l’ambiente riscaldarla d’inverno e rinfrescarla d’estate.
Cosa possiamo dunque fare nel nostro piccolo? Non si tratta certo di modifiche semplici da apportare alle nostre case, ma anche i piccoli cambiamenti fanno la differenza, nel limite delle possibilità di ognuno.
Annalisa Boni